Caipiroska #12 | L'AI è un frullatore
Smetti di seguire l'hype, sfrutta la macchina, valorizza la persona
Quando, un anno e mezzo fa, abbiamo inviato Caipiroska #11, non pensavamo di fermarci così a lungo. Caipiroska per noi è un modo per affrontare temi verticali che ci appassionano e ci fanno capire la realtà attraverso quello che ci piace di più: la psicologia, il mondo dei contenuti.
In questa pausa abbiamo cercato idee nuove: siamo cambiati-e e sono cambiati il contesto nel quale ci muoviamo, i formati, gli strumenti.
Siamo di nuovo qui, con un saluto a Mailchimp e un benvenuto a Substack. Torniamo a raccontare, una volta al mese, il nostro personale punto di vista sulla realtà.
Grazie di essere con noi.
Smetti di seguire l’hype
In questi mesi di separazione sono successe molte cose. Quella più recente è l’apparizione a canali unificati dell’AI generativa, e milioni di articoli e post su ChatGPT, Midjourney e le opportunità e i rischi che portano con sé.
Mi piacerebbe dire di avere un’idea chiara del futuro. In realtà, sono scissa fra due estremi. Da un lato, penso che parte di questo hype sia un rumore di fondo e che come tutti i trend avrà la sua curva: ne parlano tutti, ne parlano molti, poi alcuni e poi pochi. Dall’altro, è evidente che porterà dei cambiamenti e che è già entrata nel nostro lavoro quotidiano.
Lo dico in trasparenza: a Officina Microtesti usiamo già l’AI generativa per attività routinarie o automatizzabili, e abbiamo sviluppato una formula magica che ci aiuta a creare idee per microcopy. Per me, l’AI è come una calcolatrice: sposta il lavoro di basso valore sulla macchina e permette di valorizzare le competenze che solo gli esseri umani possiedono.
Quando ho deciso di integrare l’AI nelle nostre attività di content l’ho fatto perché penso kantianamente che sia un mezzo, e mai un fine. Perché ho la certezza che la qualità del nostro lavoro non sia alla portata di nessuna macchina.
Qui entrano però in gioco tante variabili, delle quali la mia visione umanistica è soltanto una. Ci sono molte partite aperte (per esempio, l’etica, la sorveglianza o l’inclusione) e alcune grandi questioni sull’impatto che avrà sul mercato del lavoro. Si muovono su perimetri incerti, tra una normativa in affanno e l’eccessiva discrezionalità che vige nel modello del capitalismo avanzato.
Penso che purtroppo l’AI ridurrà o cancellerà alcune attività svolte oggi da persone, purtroppo quelle più fragili, con minore conoscenza.
Nel nostro settore, possiamo integrare questa calcolatrice e darle in pasto la routine, a patto di fare una seria riflessione su di noi, su come valutiamo la nostra conoscenza, su quale valore diamo alla nostra professionalità e al nostro lavoro.
In una parola, sulla percezione che abbiamo della nostra sostituibilità.
La chiave per capire quale sarà il ruolo della tecnologia e dove saremo noi è proprio chiederci perché abbiamo timore che una macchina possa prendere il nostro posto. Come scrive Baldur Bjarnason in The Intelligence Illusion, l’unica strada per dare un senso al cambiamento senza esserne travolti è smettere di seguire l’hype, sfruttare la macchina e valorizzare le persone.
Iniziare a studiare, a ragionare, a capire che contro la spersonalizzazione vincono solo l’autorialità (come profondità di pensiero e visione) e la competenza (come autorevolezza che nasce dallo studio e dalla pratica).
La sfida, per me, parte da qui. Da come sapremo ricostruire una visione di noi, qualunque sia l’idea che abbiamo, che avremo, del nostro futuro.
Valentina, 19 giugno 2023
L’AI è un frullatore
“Gli esseri umani sono pignoli sulla comunicazione. Ci piace essere visti nella nostra unicità e che le nostre intuizioni siano riconosciute. Le AI saranno make-up per un po', e quando miglioreranno sapremo comunque che in realtà non rispondono in modo autentico, ma solo in base a come sono programmate per rispondere.”
Bobby Wood, founder di UX Content Collective
Le AI sono uno strumento, e gli strumenti rendono agevole il lavoro. A patto di saperli usare, naturalmente.
Prompt autentici generano risultati autentici, pronti per un editing accurato (leggi umano). Se scegliamo come usare l’AI, otterremo un risultato finale di qualità, empatico e genuino: chi fa Content design o UX Writing ne sarà sempre lente e filtro.
Giorgia è la UX Writer di Officina Microtesti specializzata in AI. Usa l’AI generativa come un frullatore che velocizza un procedimento e rende omogeneo un risultato. Se la ricetta di base è sbagliata, il frullato non sarà buono, anche se lo strumento è nuovo o costoso.
ChatGPT e affini sono strumenti potenti nelle nostre mani, efficaci se usati bene, con una strategia e un obiettivo, tenendo conto di limiti e potenzialità.
Solo con buoni ingredienti, nelle giuste quantità e dimensioni, otterremo una miscela armoniosa e gustosa, che fa la differenza nel menù.
Al grido di “si può fareee”, la nostra donna che sussurrava alle macchine ha sviluppato una ricetta per generare rapidamente con ChatGPT proposte di microcopy da valutare e inserire nelle interfacce dei prodotti digitali (ne parla in questo articolo).
Dopo molti esperimenti, possiamo dire che l’unico modo per tirare fuori qualcosa di sensato è trovare un metodo che faccia emergere una formula replicabile. La nostra è basata su 14 passaggi, divisi in 4 pilastri:
definire il brief
dare istruzioni
specificare i formati
spiegare regole e limitazioni.
Più dettagli daremo, più il risultato sarà pertinente. Nell’immagine di seguito c’è un esempio di messaggio di errore, con tono di voce, creato per un negozio di candele.
Abbiamo tutto: titolo H2, body copy, call to action primaria e secondaria. Questo risultato non è scontato: richiede criteri chiari e univoci. In fondo è una macchina, non un individuo.
Se la vedi per quello che è, e senza aspettative irrealistiche, l’Intelligenza Artificiale generativa è un partner in crime.
Tutto quello che non entra nello spazio di una newsletter lo trovi in questo articolo che Giorgia ha scritto per aiutarti a capire e sfruttare la formula.
Microcopy, prompt e formule magiche
Se hai bisogno di generare idee di microcopy ben formate come quelle del nostro esempio, abbiamo preparato una guida che presenta il nostro metodo, spiegato passo passo. Usalo come istruzioni per creare la formula magica e scrivere prompt su ChatGPT che generano messaggi di errore, stati vuoti, stringhe e tutto quello di cui hai bisogno per il tuo sito, app o prodotto digitale.
Nella guida trovi:
formula per scrivere prompt utili allo UX Writing
istruzioni per scrivere segmenti di microcopy necessari al prompt
traccia di un prompt da usare come modello
idee per usare strumenti di AI editing e AI writing.
E se vuoi approfondire, trovi anche info pratiche su diritti d’autore, glossario, best practice per allenare i tools, vantaggi, rischi e come funzionano ChatGPT e Playground.
Se vuoi creare microcopy con la nostra formula usa il codice formula10: fino al 10 luglio 2023 alle 23:59 hai uno sconto di 10€ (29,00€ invece di 39,00€).
Make me think
I modelli AI di testo e immagini vengono addestrati utilizzando dati estratti da Internet. Chi li controlla e filtra? Come lavorano gli annotatori di dati umani?
Luciano Floridi, professore dell’Università di Bologna e Oxford, ha discusso di etica digitale e dei processi di intelligenza artificiale.
Baldur Bjarnason è un giornalista islandese che ha creato un sito sulle bufale sull’AI e scritto The intelligence illusion, manuale sui rischi dell’AI generativa.
Good times
È online il Manifesto del Content design in italiano
Valentina Di Michele ha contribuito alla traduzione italiana del Manifesto del Content Design, creato (fra le altre) da Torrey Podmajersky.
Un Manifesto non cambia la realtà, ma il modo in cui la guardiamo. Se credi che fare un lavoro sia anche credere in un cambiamento, leggilo, firmalo, condividilo.
URCA che evento!
Oggi e domani a Milano c’è URCA! la conferenza italiana sulla User Research, organizzata da UNGUESS. C’è ancora qualche biglietto disponibile.
Il nostro valore non risiede nella capacità di generare parole, ma nella qualità del nostro pensiero. E l’AI non può rimpiazzarla.
Torrey Podmajersky, UX Manager e Staff UX Writer a Google
Caipiroska #12 arriva dopo il solstizio d'estate, quindi perché non salutarci con una canzone spensierata, da cantare a squarciagola in macchina col finestrino abbassato e i piedi sul cruscotto. Non un tormentone estivo, un inno indie al cuore spezzato con un ritmo allegro. L’ha scelta Giorgia, che non vede l’ora che arrivi l’inverno.
Hey ho, let’s go!
Valentina, Giorgia e Fabiola di Officina Microtesti
Finalmente siete tornati! Tanto “food for thought”. Grazie!
Bello "scoprirvi" qui su Substack, ottimo modo per ovviare ai limiti dell'algoritmo di Facebook che a un certo punto decide di smettere di mostrare i contenuti del gruppo.
Il pezzo mi è piaciuto moltissimo, e sono d'accordo: chi ha paura (legittima) dell'IA forse non ha una consapevolezza reale del proprio valore autoriale (o forse non fa un lavoro di valore e basta). Mi sono sempre chiesto se il mio non esserne spaventato fosse sintomo di ingenuità, fosse auto-consapevolezza oppure sicumera: d'altronde quante volte nella storia è successo che le persone che hanno pensato che una tecnologia non avrebbe mai attecchito si sono poi trovate disoccupate?
E in effetti il mio errore forse è quello: non il non averne paura, ma rifuggire comunque l'IA come tecnologia non pericolosa o sostitutiva. Per mesi non ho fatto nessun tipo di esperimento che non fossero quelli fatti da tutti per divertirsi. Ma adesso sto cominciando a ragionare invece su come possa farne un alleato prezioso per il mio lavoro, senza scendere a compromessi di etica e autorialità.
Lo ammetto, sono un po' retrogrado su queste cose, ma meglio tardi che mai: d'altronde solo chi si adatta non rischia l'estinzione.